Ora l’ospedale, ma prima c’era stato l’asilo e poi la piazza popolare con le giostrine. Non esistono zone franche. Forse non sono mai esistite. E non c’è un altro posto come Napoli, una città in cui si spara in un pronto soccorso, si uccidono innocenti, si feriscono i bambini, si ammazza davanti alle scuole, dove non esiste un luogo in cui ci si senta veramente al sicuro.
editoriale
L’indifferenza spara
Questo so fare, mettere i fatti in fila e provare a spiegare e questo ho fatto: Ci sono posti della città dove il male è diventato un brand: Scampia, Secondigliano, la Sanità. Del male di Napoli est e in parte del centro antico non gliene frega niente a nessuno. Quartieri che non sono buoni nemmeno per passerelle o set cinematografici. Troppo scomodi. Bisognerebbe far finta di non vedere che a San Giovanni ci sono le raffinerie che hanno avvelenato tutto. E come si fa? Lì l’odore ti graffia la gola. Bisognerebbe far finta di non vedere che c’è un centro antico patrimonio dell’Unesco con oltre 300 chiese chiuse e depredate, anfiteatri, bellezze mutilate e condannate all’invisibilità.
«L’amica geniale», oggi l’ultima puntata. E la Napoli che racconta ora si divide fra guerra tra i clan e siringhe
C’era la polvere al rione Luzzati e c’è ancora. Come se tutto fosse fermo, come se non ci fosse vento. Una polvere che fluttua nell’aria, che posandosi ingrigisce le case popolari, una patina sui muri, sulle finestre, sui campanili delle chiese, sulla gente. Il quartiere napoletano che fa vivere le storie de «L’amica geniale» , nel romanzo di Elena Ferrante e poi nella serie di Saverio Costanzo, lo ritrovi nella polvere, che sembra una presenza innocua e invece divora tutto. È un’altra Napoli, quella che non vedi mai, che non è ancora abbastanza periferia est, ma che proprio come quella zona è già dimenticata e sembra lontanissima. E invece la Stazione Centrale è a due passi. Quella senza lungomare liberato, ma con un lungo-discarica abusiva che dall’altra sponda si offre ai bambini rimasti nel quartiere popolato per lo più da nonni soli. I ragazzini si ritrovano tutti i pomeriggi all’oratorio o nei campetti di calcetto toccati da quella passeggiata per automobilisti e per gli spavaldi e impuniti trafficanti di rifiuti speciali.
Pino Daniele, il musical tra blues e camorra che ci ricorda la nostra antica condizione di migranti
Un gomitolo che si scioglie in mare. Un capo a chi parte e l’altro a chi resta. Tanto per non dimenticare che siamo stati anche noi dei migranti. Le onde, il vento e il tempo faranno il resto unendo e mischiando le storie. E’ il gomitolo di «Musicanti» l’opera pop ispirata all’eredità artistica di Pino Daniele che nel suo week end di debutto al Palapartenope di Napoli ha raccolto oltre 6 mila spettatori. Un successo che ha costretto gli organizzatori ad aggiungere altre tre date sotto Natale prima del tour in tutta Italia che toccherà Bari, Milano, Torino, Firenze, Assisi e Roma.