E quindi Caine è nata. Grazie per aver accolto questo lavoro e tutto l’amore e la stima che mi sono arrivati. E’ stato un percorso intenso, bellissimo ma anche molto difficile. Anche professionalmente. Dover immaginare il film, realizzare le interviste, fare le riprese e poi vedere e montare giornate intere di girato (per fortuna qui c’era anche Simona Petricciuolo con cui ho la fortuna di lavorare), è stato complicato e sorprendente. Ma a me piacciono le sfide e quindi sono andata fino in fondo. D’altronde non poteva che essere così perché capite bene che entrare nelle carceri in questo modo non è ordinario. Ora ripenso a tante cose e magari ve le racconto più giù su questo post, appena avrò finito i miei ringraziamenti. Caine arriva in un momento non semplice della mia vita professionale e umana e per me è balsamo sui lividi. Grazie ad Assia Fiorillo, questo lavoro non avrei potuto farlo con nessun altra e grazie per avermi fatto partecipare ai testi delle tue canzoni. Grazie a Simona per tutto l’aiuto. Grazie alle ragazze detenute per aver voluto scambiare con me un po’ di vita, grazie alle direttrici delle carceri di Fuorni e Pozzuoli Rita Romano e Carlotta Giaquinto. Grazie alle educatrici Monica Innamorato e Adriana Intilla, grazie alle agenti di polizia penitenziaria. Grazie alla Rai3, a tutto lo staff di Doc3 e soprattutto ad Annamaria Catricalà e Fabio Mancini. Grazie ad Anna Riccardi per aver organizzato la più emozionante proiezione possibile. Grazie a chi c’era. Grazie a chi mi ha scritto (conto almeno un migliaio di contatti). Grazie a tutti i colleghi che si sono occupati di Caine: maurizio mannoni e Tg3 Linea Notte, Radio Rai, Radio Marte, Carmen Credendino, Gianni Simioli e Radio Marte, Marta Serafini e il Corriere della Sera, @Enzo D’Errico e il Corriere del Mezzogiorno, @ciro oliviero, Il Fatto Quotidiano, Giovanna Trinchella, Maria Nocerino, Giorgio Verdelli e poi grazie a Sergio D’Angelo, grazie a Salvatore Isaia e a Eleonora de Majo.
Se volete rivedere Caine o volete consigliarlo ora è su Raiplay.
Vi lascio raccontandovi il percorso emozionale di questo lavoro che ho scritto ieri per il Corriere del Mezzogiorno:
“Non ci avevo mai pensato veramente ai sensi di colpa, al dolore per la mancanza delle persone che ami, alla sensazione di fallimento per una vita buttata via, alla frustrazione di camminare in circolo in pochi metri quadri scansando le spalliere dei letti a castello, alla sensazione di dover mettere da parte ogni pudore se vuoi piangere, se vuoi ridere, se vuoi amarti, se hai fame, se vuoi solo restare zitta e se desideri che gli altri stiano in silenzio. Non ci avevo mai pensato che a volte si può non dormire per settimane intere perché la colpa ti sfonda lo stomaco o per le urla di una tua compagna di cella che è in crisi di astinenza. Tu non puoi farci nulla. Proprio nulla. Non ci avevo mai pensato che a volte si può avere paura perfino di uscire dalla galera perché non si sa se si troverà qualcuno disposto a riabbracciarti o perché sarà difficile che non ti considerino una reietta, uno scarto della società, perché sarà difficile che ti diano un’opportunità per lavorare e sarà invece facilissimo ritornare nell’abisso di una esistenza criminale. Non ci avevo mai pensato nonostante la strada, la tanta cronaca, il lavoro immersivo fatto per provare a capire e raccontare. Poi un giorno mi è stata data la possibilità di varcare la soglia di due penitenziari e di poterlo fare per tanto tempo tutte le settimane. Volevo provare a fare un documentario/reportage sulle donne detenute, sulle loro storie e in qualche modo raccontare con uno sguardo diverso il nostro territorio. Come sempre senza fare sconti o fornire alibi ma cercando di andare a fondo nelle cose e usando un pretesto che potesse toccare le corde di tutti, la musica.
“Caine” è nato così, come la testimonianza di un esperimento. È il racconto dello scambio tra le detenute e una cantautrice fuori dall’ordinario, Assia Fiorillo, e alla fine anche con me che riprendevo, ne facevo la cronaca e provavo a costruire un racconto che fosse rispettoso della verità e delle loro vite. Alla fine tutto questo si è trasformato in una canzone scritta da tante mani e tante anime e in un documentario che è il racconto autentico di una città controversa e appassionata come è Napoli.
Nel documentario così come nella canzone “Io sono te”, che anticipa il disco in uscita di Assia, abbiamo messo insieme i loro pensieri, costruendo un testo che rappresentasse sia loro che noi e comunque tutto quello che stavamo vivendo. Il carcere e i diritti umani, la strada, la zona grigia di certi quartieri, l’ineluttabilità di certi destini, la vita criminale, il pentimento, il non pentimento, la maternità, l’esempio (nel bene e nel male), l’amore e la lontananza, la rabbia, il riscatto, la solitudine, la malinconia. E poi anche il mondo di chi sta fuori, la consapevolezza che l’errore può capitare a tutti e che non è indifferente nascere e crescere in determinati contesti o avere un vissuto declinato sul dolore o sulla rabbia. Caine è la consapevolezza che il Caino della Bibbia ma anche quello di Saramago, non nasce così: Caino si diventa, Caino è il prodotto di un contesto e di una esistenza. E allora il documentario è anche un modo per abbattere un muro che qualche volta ci fa pensare di essere i giusti e vedere chi sta dietro le sbarre solo come i reietti. Invece mischiarsi le vite aiuta a capire, aiuta a leggere meglio la storia di cui siamo tutti costruttori.
In questo puzzle di emozioni e notizie ho avuto due compagne di viaggio: Assia, che è stata sempre con me in carcere, e Simona Petricciuolo, giornalista di razza con cui lavoro da tanti anni (per fortuna). E poi ci sono loro. C’è Anna, cresciuta in un quartiere in cui i bambini di 9 anni spacciano e per questo dopo il suo arresto uno dei suoi figli è stato dato in adozione.
C’è Giusi, leader di una piazza di spaccio che racconta di come i soldi sporchi siano illusori e di come si può morire per caso. Con Giusi c’è anche Jessica, giovanissima appartenente ad una famiglia di camorra. Le due ragazze si sono conosciuta dietro le sbarre e vorrebbero sposarsi presto.
C’è Valentina giovanissima rapinatrice per noia. C’è Giovanna che ora è uscita e vuole insegnare ai suoi figli il valore dei soldi puliti e spera che qualche associazione la accolga per la messa in prova.
C’è Mutu, con il corpo devastato dalle violenze degli uomini e ora in carcere per aver cercato di ammazzare il compagno.
C’è Giovanna che doveva scegliere tra la prostituzione e lo spaccio.
E poi c’è la vita dietro le sbarre: i pranzi, i giochi, la sofferenza, i compleanni, il Natale, l’incontro con i bambini. E c’è il mondo fuori che va avanti anche senza di loro”.
pozzuoli
“Caine”, venerdì 3 luglio in seconda serata su Rai3
Questo è uno dei lavori che ho più nel cuore. Oggi Doc3 vi presenta il primo trailer del mio Caine. Grazie Fabio Mancini e la mia grande Annamaria Catricalà. Venerdì su rai 3 in seconda serata.
Il regalo di Natale per le detenute del carcere femminile di Napoli
Giuseppina è libera dopo sei anni, Giovanna per la prima volta rivede le sue figlie. E all’interno del carcere si organizza un presepe vivente aperto alla città.