C’era una volta un’azienda che produceva compost azotato bio, si trovava ad Orta di Atella, un comune nel casertano, nel pieno del triangolo della terra dei fuochi. Questa azienda fu costruita nel 1998 grazie ai fondi europei. Oggi è una discarica abusiva. Un rudere pieno di materiali di scarto industriali, tessili, vernici, colle, liquami e amianto. Tutto intorno c’è la campagna. Uno spreco di soldi comunitari è uno scempio terribile in una terra già martoriata dagli sversamenti illegali di rifiuti tossici.
(11 febbraio 2020) – All’esterno del rudere c’è qualche albero di limone soffocato dall’asfalto dei tetti sversato insieme ad altri materiali di risulta e sacchi di stracci bagnati di pioggia e liquami. All’interno invece ci sono ancora i rifiuti accumulati per la trasformazione ma per raggiungerli bisogna attraversare un lago nauseabondo con monnezza di ogni tipo. I capannoni sono stati ridotti a scheletri di muri e lamiere.
«Dal 2009 hanno rubato tutto, perfino i macchinari – spiega Enzo Tosti della rete cittadinanza e comunità e stop biocidio – questa azienda fu chiusa perché c’era un cattivo odore terribile, nonostante lo scopo di questa azienda fosse quella di attuare un ciclo virtuoso di trasformazione dei rifiuti. Da quel momento c’è stato lo scempio: furti e continui sversamenti di rifiuti provenienti dai cantieri e dalle fabbrichette che lavorano per le grosse major della moda. Eppure basterebbe fare i giusti controlli sui registri di smaltimento».
Qui la videoinchiesta: https://www.corriere.it/video-articoli/2020/02/11/azienda-il-compost-costruita-fondi-europei-oggi-discarica-abusiva-nessuno-fa-niente/ef3ed3e6-4bee-11ea-91c6-061fa519fab0.shtml