Gli stessi clan da più di vent’anni che ora hanno imprese legali ovunque e inquinano l’economia sana. Tante bande criminali Di giovanissimi a presidiare un territorio parcellizzato che di fatto diventano eserciti sfruttati dai clan più potenti. Il traffico di droga con le mani nelle raffinerie sudamericane, il business del sistema dei giochi online per riciclare, l’occupazione di qualsiasi settore commerciale, l’utilizzo di colletti bianchi, professionisti, avvocati, medici, commercialisti, esperti di informatica, broker. Dico la mia sulla camorra e la relazione della direzione investigativa antimafia nell’editoriale oggi sul Corriere del Mezzogiorno.
Ci sono nomi che andrebbero letti come una litania del male. Conosciuti e riconosciuti perché sono sempre gli stessi da trent’anni a questa parte. Mallardo, Moccia, Polverino, Mazzarella, Nuvoletta, Contini, Licciardi, D’Alterio, Rinaldi, Casalesi. E poi ci sono i nuovi clan, tantissimi spesso nati tra le fila di cosche semi-scomparse come i Giuliano i o i Sarno. Classe dirigente e sottoproletariato. Colletti bianchi ed eserciti di giovanissimi. Holding internazionali criminali e operai gangster inseriti sistemi di sopravvivenza violenta. Cosa è cambiato in questi anni? Quasi nulla. E la relazione semestrale della Dia lo fotografa perfettamente. Di queste analisi ne leggiamo due all’anno e ormai da tempo sembrano tutte uguali. La classe dirigente si è assicurata il controllo capillare di ogni settore economico attraverso strategie legali che rendono invisibile ma non impalpabile l’infiltrazione dei clan e che di fatto negano uno sviluppo sano e normale del territorio. Il sottoproletariato camorrista è composto da aggregati criminali che, seppure di scarsa consistenza, agiscono con modalità mafiose, creando allarme sociale.
Qui il pezzo intero: https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/19_luglio_20/tempo-immutabile-clan-90d20538-aaf1-11e9-aa3c-cf3cdfd4039c.shtml