L’incontro tra i detenuti del penitenziario di Eboli e gli studenti della scuola «Fresa – Pascoli» di Nocera Inferiore (Salerno): «Sentiamo una responsabilità incredibile perché vorremmo spiegare a questi ragazzi che noi abbiamo commesso degli errori, che abbiamo fatto del male a delle persone, che abbiamo rovinato vite e ci siamo rovinati la vita.
(28 febbraio 2018) – «Mia figlia ha fatto diciott’anni senza di me. Mio figlio si è operato io non c’ero. Quante cose mi sono perso. Ragazzi la vita è una. Il tempo non si recupera, non sprecatelo». Un velo di lacrime negli occhi di Giampaolo che, con tenerezza, cercano lo sguardo, pure quello commosso, di tanti ragazzini. Giampaolo è arrivato alla scuola «Fresa – Pascoli» di Nocera Inferiore (Salerno) insieme ai suoi tre compagni di carcere Francesco, Massimo e Bartolomeo. Per loro si sono aperti i cancelli del penitenziario di Eboli alle 8 del mattino e una cosa normalissima ma veramente speciale per chi non può farlo mai, come la colazione al bar, diventa uno scampolo di libertà da assaporare secondo per secondo. Non vedevano la strada da un po’ di tempo ( non è facile avere permessi per uscire ).
Francesco spera in un’occasione, quella che nessuno gli ha mai dato e lui stesso non si è concesso. Chiede di poter avere un lavoro che lo tenga lontano dalla sua vecchia vita, un lavoro qualsiasi, ovunque, in qualsiasi parte d’Italia. «Noi che lavoriamo in carcere viviamo una grande frustrazione – spiega la direttrice del penitenziario di Eboli Rita Romano – quella di lavorare tanto insieme ai detenuti per fargli capire che c’è un’altra strada. Ma quando li lasciamo, quando escono cosa fanno? Quanto resisteranno senza lavoro prima che tornino a delinquere? Se dovessero tornare in prigione io non mi scandalizzerei come fanno tanti benpensanti. Siamo tutti coinvolti, come dice De Andrè, e sarà colpa anche nostra».