Sono tutti di origine africana ma sono nati in Italia e vivono a Castelvolturno, nel casertano. Fanno parte della squadra messa su dal campione di basket massimo Antonelli ma il loro team non può iscriversi al campionato della federazione italiana pallacanestro

Schermata 2018-01-08 alle 14.15.48

(Napoli) – «Questo gioco è di tutti» Michael lo dice con quel tono definitivo che solo i bambini sanno avere. Lo dice stringendo le guance paffute e con gli occhi imbronciarti. «E poi io sono italiano, anche se ho la pelle nera. Si noi siamo italiani e non è giusto che non ci fanno fare il campionato». I compagni lo chiamano e lui rientra sul campo, prende un pallone comincia a palleggiare puntando al canestro. Tutti corrono, i coach cercano di metterli in ordine. Hanno età diverse: ci sono ragazzini di 11 anni e qualcuno più grande di 16. Poi ci sono le ragazze che competono con i loro amici maschi perché non sono in numero sufficiente per poter formare la squadra femminile. Sono tutti di origine africana ma sono nati in Italia e vivono a Castelvolturno, nel casertano. Fanno parte della squadra messa su dal campione di basket massimo Antonelli ma il loro team non può iscriversi al campionato della federazione italiana pallacanestro. «Mettemmo su questa squadra perché qui c’era un palazzetto dello sport dove potersi allenare. Ci siamo innamorati di questo territorio e ci siamo dedicati a questa comunità. È un territorio incredibile: a Castelvolturno ci sono 35.000 abitanti e di questi 15.000 sono stranieri, quasi tutti di origine africana. Il nostro progetto si rivolge proprio dei figli di questi africani nati tutti in Italia. Ci siamo avvicinati a questi ragazzi e abbiamo scoperto una realtà molto triste: nessuno di loro faceva sport perché non potevano permettersi di pagare le rette mensili. Così noi diamo la possibilità di giocare a basket gratuitamente. Provvediamo a tutto, dalle scarpe alle trasferte fino alle visite mediche. Anzi adesso abbiamo avviato una raccolta fondi per comprare un pullmino per poter accompagnare a casa i ragazzi, visto che la zona dove abita la maggior parte è piuttosto distante. Abbiamo però scoperto che il gruppo under 14 non può giocare nel massimo campionato organizzato dalla federazione italiana pallacanestro. La federazione infatti ha delle norme molto rigide secondo le quali possono giocare solo due cittadini stranieri per squadra». Nella Tam tam basket però sono tutti “stranieri” anche se sono nati in Italia. «Io sono nato ad Avellino – dice James – e mi sono molto dispiaciuto quando il coach ci ha detto che non potevamo iscriverci al campionato e così sono andato scuola e ho chiesto alle mie insegnanti di diritto. Loro mi hanno risposto che dipende dalla politica».

L’inchiesta: http://www.corriere.it/video-articoli/2017/10/26/questo-gioco-tutti-storia-tam-tam-basket-squadra-stranieri-italiani/91497340-ba37-11e7-b70e-7d75d3b9777f.shtml