Colonne di fumo nero ad ogni ora del giorno, cumuli di rifiuti e diossina nell’aria per i roghi tossici. Epicentro: la zona Est della Capitale. Contaminazioni anche dell’acqua dell’acquedotto Acqua Vergine della Capitale.
(9 marzo 2016) – Colonne di fumo nero ad ogni ora del giorno, cumuli di rifiuti in superficie o nascosti sotto terra, acqua contaminata e diossina nell’aria. Anche questa sembra la terra dei fuochi, che ormai non è più un luogo geografico. E invece siamo a Roma. «Basta roghi criminali» si legge su lenzuola e graffiti in giro per la città e anche questi sembrano gli stessi che si incontrano nel casertano. Quello dei roghi è un fenomeno che va avanti da circa una decina danni ma che negli ultimi tre o quattro ha avuto uno sviluppo esponenziale. Si conta una media di tre roghi al giorno, un dato che è facile verificare: basta fermarsi un pomeriggio in uno dei quartieri di Roma Est la zona più colpita dal fenomeno.
«Qui siamo tartassati ma in realtà ci sono tante aree intorno Roma dove vengono applicati roghi, anche in prossimità del centro storico. Io fotografo e filmo roghi da circa 12 anni», spiega Roberto Torre presidente del comitato di quartiere Tor Sapienza. Da Roma Est, e in particolare da via di Salone, parte uno degli acquedotti più antichi e importanti della capitale, quello dell’acqua vergine che porta risorse idriche in molti quartieri romani e fino al centro storico alla Fontana di Trevi. Pochi mesi fa gli agenti della polizia municipale del nucleo Spe, comandati da Antonio Di Maggio hanno sequestrato un’area proprio in prossimità della falda in cui c’erano cumuli di rifiuti speciali. Da un documento che siamo riusciti a reperire risulta che l’Arpa ha eseguito alcuni controlli sulla falda e che risulterebbero concentrazioni di piombo e triclorometano in eccedenza rispetto alla soglia di contaminazione.
In via Collatina, c’è poi un’area diventata una vera e propria discarica a cielo aperto, con montagne di rifiuti di varia natura. Negli scorsi mesi questa zona, dove vivevano alcuni rom, è andata a fuoco ma a testimoniare il fatto di cronaca resta una struttura annerita, cumuli di plastica, gomme e batterie consumati dalle fiamme e un’odore acre che ti graffia la gola anche a centinaia di metri di distanza. «Come se non bastasse, qui hanno continuato a sversare rifiuti. Ho filmato ruspe che scavavano buche e poi interravano materiale. Il giorno dopo hanno preso di nuovo quei rifiuti e li hanno spostati all’interno del capannone». Anche questa struttura è a ridosso dell’acquedotto dell’acqua vergine e proprio mentre facciamo le riprese per la videoinchiesta, arrivano i vigili e alcuni tecnici per un sopralluogo. Non parlano facilmente ma off records ci dicono che faranno dei controlli alle falde acquifere anche in quella zona.
Il sopralluogo viene interrotto da un cavallo bianco che comincia a correre su tutta l’area e che pare si veda spesso in giro dando una parvenza di vita ad un luogo spettrale. «Questa struttura di via Collatina è una vergogna. Questa è la Roma del Giubileo. Io sono di Tor Sapienza e qui c’è l’alta concentrazione di questi fenomeni ma non possiamo dimenticare la Barbuta, Ciampino, Morena, Ponte di Nona, via di Salone e ormai si vedono roghi anche in aree vicine alla zona di San Pietro dove ci sono degli insediamenti rom abusivi. I rom però sono l’ultimo anello di una catena e non devono diventare il capro espiatorio di questa vicenda. Appiccano roghi per bruciare rifiuti e scarti che le aziende non vogliono smaltire in maniera corretta perché questa procedura avrebbe un costo più alto. E così affidano gli scarti a persone, in genere rom, che le bruciano. Altri roghi vengono poi creati per ricavare rame e piombo da alcuni materiali che vengono rubati in varie strutture. Anche qui il problema non è solo di chi commette questi furti e appicca il fuoco: andrebbe indagato e fermato chi acquista questo materiale ovviamente a costi più bassi ma con prezzi altissimi da pagare in termini di salute per la collettività. Va combattuta insomma la filiera criminale che c’è dietro questo fenomeno».
Al comando dei vigili del nucleo tutela urbanistica e ambientale arrivano centinaia di segnalazioni da parte di comitati e singoli cittadini esasperati dalle colonne di fumo. «Gli interventi dei vigili del fuoco non si contano – spiega Gianluca Mancuso, direttore di Municipio Roma, un sito che è una vera e propria sentinella sui vari quartieri della capitale – È un problema che riguarda tutta Roma e purtroppo i cittadini sono costretti a respirare questi fumi tossici in continuazione perché questi roghi vengono appiccati ad ogni ora del giorno e della notte. Noi di Municipio Roma siamo particolarmente sensibili al problema e stiamo seguendo il lavoro dei comitati che sono attivissimi ma le cui ragioni spesso restano inascoltate. Spesso la gente se la prende con i rom ma va detto che nei vari gruppi non tutti si prestano a questa attività criminale, ci sono infatti anche persone integrate nel tessuto sociale del quartiere e che magari subiscono intimidazioni da chi è dedito ad affari illeciti. Il mondo romano dei rom non è una realtà a se stante ma quelli che operano fuorilegge spesso sono legati anche ad altre organizzazioni criminali. Intanto la situazione rischia di diventare una vera e propria emergenza per la salute pubblica». C’è un altro documento che racconta la gravità della situazione: è una comunicazione con le relative analisi, dei vigili del fuoco che evidenziano di aver fatto un intervento in una zona dove stavano bruciando amianto. «Che aspettiamo che qualcuno si senta male per l’acqua avvelenata o cominceremo tra qualche anno a contare i morti per tumore come fanno nella terra dei fuochi? – tuona Torre – Eppure qui a Roma il problema ambientale sembra essere solo quello dell’inquinamento delle auto. Peccato che il problema dei roghi non si risolva con le targhe alterne».