La traccia che Irina è ancora viva è una cicatrice larga e profonda che dal collo le attraversa tutta la testa. Il solco di un proiettile in mezzo ai capelli ormai corti e nerissimi. Un uomo che si era invaghito di lei, venticinquenne moldava, le ha sparato alla nuca.
(22 dicembre 2015) – «Non so perché mi ha fatto questo– dice Irina mentre, inquieta, passa dal letto della clinica al corridoio – io non gli ho fatto niente. Non ho rubato, non ho fatto nulla di male. Eppure lui mi ha fatto questo» , spiega toccandosi la testa. È arrivata in Italia lo scorso marzo per tirare su un po’ di soldi per crescere i suoi due bimbi, rimasti in Moldavia con suo fratello e non ha trovato di meglio da fare che prostituirsi. Dopo pochi mesi si accende la speranza di poter lasciare la strada: un signore anziano le propone un lavoro come badante per 800 euro al mese. Irina accetta. L’uomo la porta a vivere in Calabria. All’inizio tutto sembrava filare liscio poi il settantacinquenne comincia a fare ad Irina delle richieste strane come quella di indossare gli abiti della sua moglie deceduta e di pettinarsi come lei. «Io non volevo, venivo pagata per fare la badante lui invece ora pretendeva che mi sostituissi a sua moglie. In più mi vietava di uscire, fumare, parlare al telefono. Per me era troppo: una mattina ho preso le mie cose e sono andata via. Mi sono rifugiata da una amica a Castelvolturno ma dopo pochi giorni l’ho visto piombare nei pressi del bar dove di solito facevo colazione. Aveva con sé un anello, mi ha detto che ero tutta la sua vita, che lui stesso era tornato a vivere dopo avermi incontrato, che avrebbe fatto tutto ciò che volevo. Ma io gli dissi che era una storia impossibile perché lui è un uomo anziano e io una ragazzina. Mi girai, indossai gli auricolari e dopo pochi passi crollai. Mi aveva sparato».
La videoinchiesta: http://27esimaora.corriere.it/articolo/tu-per-me-sei-tutto-e-le-sparastoria-di-irina-sopravvissuta/