L’incontro con Anna Scarfò delle donne di San Giovanni a Teduccio a Napoli, la testimonianza, le parole. E quella donna che in disparte ha chiesto di incontrarla dopo essersi rinchiusa in casa per paura.
(30 gennaio 2020) – La chiamavano «malanova» e cioè cattiva notizia. In Calabria, lo spiega bene anche un bel libro di Cristina Zagaria, lo si dice a chi viene percepito come un’ untrice a cui bestemmiare contro, una che va tenuta lontano. Eppure Annamaria non ha fatto niente di male. Il male invece, lo ha subito fin da quando aveva 13 anni e si innamora del ragazzo sbagliato. Fino ai 15 subisce violenze e torture da parte di un branco di uomini, poi la denuncia, una vita difficile e un lento riscatto.
Alcuni giorni fa la sua testimonianza è arrivata alla periferia napoletana di San Giovanni a Teduccio dove la camorra spara e cerca di imporre la sua subcultura di sopraffazione di gretto maschilismo, di miseria umana. Proprio lì, la presidente della fondazione famiglia di Maria Anna Riccardi ha voluto che Anna Maria Scarfò portasse la sua storia tra le signore del rione napoletano perché sapeva che quello della violenza sulle donne non è un problema sconosciuto nel quartiere.
Qui il video e il pezzo: https://www.corriere.it/video-articoli/2020/01/30/ho-subito-violenze-fin-piccola-cosi-testimonianza-dura-annamaria-ha-la-forza-un-altra-donna-parlare-vincere-paura/8eeb4eba-4343-11ea-bdc8-faf1f56f19b7.shtml