C’entro anche io con questo film a Venezia. Vi spiego che c’entro. Ezio Bosso era amatissimo ma anche molto detestato. Molti musicisti “classici”, quelli che hanno sputato sudore nei conservatori e nei teatri gli invidiavano il successo. E la sua disabilità diventava pomo della discordia. “Ehh lui fa i concerti, ha gli incarichi perché è disabile, perché fa pena, non è bravo. Non ci può dirigere, non ha capacità e competenze”, dicevano alcuni. Il confine tra la critica e la discriminazione è molto labile quando si parla di queste cose. Si rischia di essere violenti. E Ezio Bosso era uno che non la mandava a dire. Regiva eccome. Ma soffriva anche di questa sorta di emarginazione. Lui comunque era uno lontano da certi giochi. Nella musica come nell’accademia spesso vanno avanti i “figli di”, magari bravini ma non sempre eccezionali. Almeno nelle posizioni di rilievo e in quelle di potere. Sì deve sempre qualcosa ad un potente che magari ti mette davanti un figlio ( quanti ne ho visti anche nel giornalismo ). I musicisti figli o non figli non sono estranei alle frustrazioni soprattutto di fronte ad un talento che non comprendono e di fronte ad una persona libera. Ezio Bosso lo era, talentuoso e libero. E questa cosa dava fastidio. Emozionava, creava attenzione, portava alla musica classica e al teatro persone che altrimenti non si sarebbero mai avvicinate a questo mondo. Esiste una vittoria più grande? eppure i suoi colleghi lo boicottavano. Gli preferivano magari“il figlio di”. Meglio l’ordinario anche se distorto. Ciò che è straordinario spaventa sempre. Chi mischia le carte diventa scomodo. Ecco io cosa ho fatto. Sono entrata in questo spaccato della vita di Ezio Bosso che gli ha fatto dire “non ho il fisico per dirigere un ente lirico”. Penso che raramente ho incontrato tanta omertà, eppure sapete bene che normalmente mi misuro con temi che hanno a che fare con mafie e criminalità o comunque con fatti di nera.Nessuno voleva parlare di Ezio Bosso. Mi è quasi sembrato un caso. Nessuno voleva ricordare. In pochissimi hanno accettato di parlare di queste vicende E solo uno di comparire davanti alla telecamera. Strano no? Ovviamente questa è solo una distrazione che mi sono concessa dal mio o lavoro diciamo “normale ”. L’ho fatto con Giorgio Verdelli come già è successo per lo speciale di Vasco Rossi perché per fortuna me ne dà l’opportunità e soprattutto perché so che alla fine il prodotto che Giorgio realizza è sempre qualcosa di grande qualità e che è capace di lasciare una traccia. Il film è veramente particolare ed è alla Mostra del Cinema di Venezia. Giorgio Verdelli mi ha proposto questo lavoro mentre stavo affrontando una battaglia lavorativa molto complicata e molto dolorosa. Sinceramente penso che come in tante altre cose, chi mi ha fatto la guerra i festival del cinema di Venezia lo può vedere solo da spettatore o con qualche lauta marchetta.