Massimo Troisi a 25 anni dalla morte: quanto avremmo bisogno della sua ironia per combattere i mali di Napoli

Matteo Cruccu mi ha chiesto qualche riga su Massimo Troisi per il corriere.it e io ne ho approfittato per parlare di Napoli, di una attualità di corsi e ricorsi storici, di anestesie collettive e di risate che possono far male.

(4 giugno 2019) – «A Napoli non conviene neppure tornare bambini. No, perché con la mortalità infantile che ci sta sapete come succede? Al bambino, invece di dire “tu tieni tutta ‘na vita annanze”, dirai “tu tieni tutta ‘na morte annanze”…». Una risata e un graffio per distruggere un clichè e per denunciare che a Napoli si può restare impantanati nel fango del male, fermi, immobili, paralizzati perché il male ti può rubare il futuro e il futuro sono i bambini.

Quante Noemi Massimo Troisi, di cui piangiamo oggi i 25 anni dalla scomparsa, aveva visto per raccontare così? E quanti anni sono passati? L’agguato di Piazza Nazionale dove una bimba è rimasta ferita poche settimane fa è una cosa già vista. E gli operai della whirpool che perdono il lavoro a ridosso della festa della Repubblica? E le storie sconosciute di tanti altri che nella vita si sono rimboccati le maniche e sono rimasti senza stringere nulla?

Qui il pezzo intero: https://www.corriere.it/spettacoli/19_giugno_04/massimo-troisi-25-anni-morte-quanto-avremmo-bisogno-sua-ironia-combattere-mali-napoli-716aca00-86ab-11e9-aa8a-b6cfaffcadf0.shtml